«La filosofia agita il pensiero, lo vivifica e lo nobilata; fortifica
la mente come una specie di ginnastica intellettuale, la spinge di continuo
verso la risoluzione di problemi irraggiungibli e alimenta la sete dell'ignoto
e il fuoco sacro della ricerca che non deve mai spegnersi nell'animo dello
scienziato».
Queste espressioni non sono di un filosofo. Sono parole con cui il grande
fisiologo francese Claude Bernard, nel suo bel libro, apparso nel 1865,
Introduction à l'étude de la médecine
expérimentale, ormai diventato un «classico del pensiero
biomedico», invitava, in pieno positivismo, gli scienziati ed i filosofi
a rendersi consapevoli che la filosofia e la scienza «devono procedere
unite senza dominarsi reciprocamente» perchè «la loro
separazione» sarebbe stata «dannosa al progresso della
conoscenza».
È un invito che ha avuto una fortuna, in parte ancora da ricostruire, nella
storia di una certa tradizione filosofica francese; ma certamente è una
delle eredità più feconde del pensiero epistemologico sorto a
correzione del riduzionismo positivistico messa in valore nella
«metodologica aperta» ipotizzata da Ferdinand Gonseth.
[Extrait de l'introduction]